Secondo la leggenda, la Fenice può volare nell’aria, trovare oasi e sorgenti d’acqua, rinascere dalle ceneri. E’ il simbolo di chi, nonostante gli ostacoli, trova la forza per andare avanti.

Aforismo di Fabrizio Caramagna

Guerra al virus. Medici in prima linea. Nemico invisibile. Il linguaggio bellico è stato il paradigma più usato dai media per razionalizzare, nel quotidiano, l’esperienza di smarrimento vissuta dalla società di fronte all’onda lunga del Covid-19. Se accettiamo di vedere la realtà fenomenologica attraverso queste lenti da aviatori, allora possiamo affermare che, in tempi di restrizioni, vi sono state alcune realtà “sacrificate” in favore della sicurezza pubblica: tra questi spiccano i luoghi adibiti alla cultura. Giusta o sbagliata che sia stata la strategia messa in campo –non spetta a noi giudicare il merito della questione- il “fatto non opinabile” di fronte agli occhi di tutti è rappresentato dal fatto che i luoghi di cultura abbiano vissuto lunghi periodi di chiusura. Pensiamo ai musei: molti hanno funzionato a regime ridotto, altri invece hanno deciso di restare chiusi, approfittando del “periodo di riposo” per ripensare spazi, esposizioni e strategie comunicative. Come l’Araba Fenice, mito-poetica contemporanea della Resilienza, così anche i musei hanno iniziato a ripensare sé stessi, approfittando della crisi per prendersi una “pausa di riflessione”.

Dall’11 ottobre cadono alcune delle restrizioni più dure che hanno minato il pieno funzionamento dei poli museali. Tra questi il più importante è rappresentato dalla fine del distanziamento interpersonale. Un’altra “boccata d’ossigeno”, come la definiscono i politici, che rischia però di restare solo retorica. A meno che non siano i musei stessi, nonché coloro che collaborano con essi, a mettere in campo nuove strategie per comunicare con il pubblico potenziale.

Un passaporto per tornare a conoscere la cultura

Occupandoci noi di viaggi, giochi e cultura, per noi una possibile commistione di questi elementi è sempre possibile. Addirittura auspicabile, se il gioco può divenire veicolo di traduzione di tematiche culturali, incentivo per scoprire mondi e manufatti ai quali, nella frenesia del quotidiano o nella ferrea strutturazione dei programmi scolastici, non ci si sarebbe altrimenti avvicinati. Molto interessante in tal senso è il progetto raccontato da Repubblica, promosso dall’associazione no profit Passpartout: visitare “per gioco” luoghi di cultura, collezionando timbri al proprio passaggio. Il progetto, che prende il nome omonimo dell’associazione, si rivolge a bambini tra i 6 e gli 11 anni, proponendo un’esperienza che al contempo sia analogica e digitalizzata. I partecipanti saranno in possesso di un piccolo passaporto, nel quale collezioneranno i timbri dei luoghi di cultura che visiteranno assieme alla famiglia. L’idea di fondo mette insieme l’idea del viaggio con la scoperta del patrimonio artistico-culturale, portando le famiglie a compiere un’esperienza preclusa durante il lockdown (il viaggio, la visita ai luoghi di cultura) e le stimolazioni grafico-uditive fornite da un’applicazione dedicata, completa di mappe, personaggi iconici come ciceroni (chi non vorrebbe avere Leonardo Da Vinci come guida?) e informazioni aggiuntive sui luoghi visitati. L’esperienza al momento è disponibile solo a Milano, Padova, Venezia e Verona.

Giochi di Ruolo e realtà museali

Iniziative come Passpartout possono fornire strumenti utili per riportare le utenze nei luoghi di cultura, così come il Gioco di Ruolo può svolgere il compito di rivivere in prima persona non solo le esperienze del viaggio, ma anche il sapore della Storia, visto attraverso una prospettiva di modernità. Abbiamo avuto un assaggio di questo connubio il 25 maggio del 2019, durante Dominus et Deus, evento curato da Il Salotto di Giano A.P.S. e dalla Giano Academy – Accademia del Gioco di Ruolo, che ha visto il connubio di editori di giochi di ruolo (Need Games e Quality Games), un organizzazione di pittori di figurini professionisti (Al.Fa Model Club), con il patrocinio di Federludo (Federazione Italiana di Associazioni Ludiche) e della mediapartnership della stampa di settore (IoGioco e Gioconomicon). Lo sforzo congiunto ha avuto come esito il portare la Storia e il Gioco di Ruolo a vivere all’interno dello Stadio di Domiziano, patrimonio Unesco situato sotto Piazza Navona a Roma. Scopo della serata è stato quello di promuovere il patrimonio archeologico Romano, attraverso il Gioco di Ruolo Lex Arcana: una conferenza e una visita guidata agli scavi (di cui alcune aree mostrate in esclusiva), seguita a una sessione di gioco di ruolo a tema tra gli scavi, ha permesso ai partecipanti e alle partecipanti di vivere un’esperienza profonda, in cui i sensi e l’immaginazione, erano stimolati allo stesso tempo e sui rispettivi livelli.

Un modello di promozione del patrimonio, tra divulgazione e gioco, che ha dimostrato di raggiungere il proprio obiettivo. Pensiamo che anche questa possa essere una strategia, un percorso possibile, per riportare l’utenza nei luoghi in cui la cultura vive e che non si potrebbe avere l’occasione di visitare, in una quotidianità sempre frenetica e piena di compromessi temporali. Una strategia operativa che ben si sposa con gli ultimi titoli promossi dall’editoria ludica Italiana: basti pensare ai possibili legami con il tema del viaggio e della scoperta promossi da Broken Compass; o dalle possibili narrazioni Dantesche promosse da Inferno Dante’s Guide to Hell, adattamento dell’opera magna del sommo poeta per D&D 5° edizione.

Ripensare i musei attraverso la multi-medialità

Prassi sempre più incentivata è anche quella di rendere multimediali i contenuti del museo, spesso ricreando delle narrazioni non possibili –o oltremodo costose- senza ricorrere alla digitalizzazione e alla smaterializzazione. Un esempio che merita di essere citato, come potenziale strategia di narrazione museale, è quello del MAV 5.0 ossia il Museo Archeologico Virtuale di Ercolano. Qui, dove virtuale e immaginario si incontrano, la tecnologia è utilizzata per riprodurre, attraverso i suoni, lo sguardo e le immagini, l’esperienza di rivedere il volto di Ercolano prima della distruzione causata dal Vesuvio. Un altro esempio possibile è quello descritto da Raffaelo Mazzacane, professore universitario della Federico II specializzato in ricerche audiovisive e visuali, il quale presenta l’esperienza della riproduzione crossmediale di un museo un tempo esistente: ossia l’Herculanense Museum, un tempo ospitato nella Reggia di Portici. L’esperienza di questo museo scomparso viene rievocata attraverso cinque allestimenti, i quali restituiscono l’idea della magnificenza presentata all’interno dell’esposizione originale allora presente alla Reggia di Portici: Servito da Re. Viaggio fantastico nei Siti reali borbonici”; “Il Teatro di Ercolano in 3D”; “Tanti bei quadri per la galleria del Re”; “Il distacco degli affreschi. Una tecnica sorprendente”; “La Lanterna di Re Carlo. Quindici percorsi dentro e fuori dal Museo Ercolanese. Il focus delle riproduzioni è semplice: coniugare l’interesse verso qualcosa che non esiste più, convogliandolo in istallazioni che parlano un linguaggio moderno, che altrimenti non troverebbe più l’interesse del pubblico.